THE PASSAGE

Usa, Italia, Belgio 2011
DCP, col., 89 min
v.o. sott. In italiano

Regia/Directed by
Roberto Minervini

Sceneggiatura/Screenplay
Denise Ping Lee, Roberto Minervini

Fotografia/Cinematography
Diego Romero Suarez-Llanos

Montaggio/Editing
Marie-Hélène Dozo

Suono/Sound
Aaron Madrid

Cast/Cast
Soledad St. Hilaire, Mean Gene Kelton, Alan Lyddiard, Alberto Salinas, Tim Carlson, Sara Carlson

Produzione/Production
Pulpa Film, Poliana Productions

Contatti/Contacts
denise@pulpafilm.com

Texas: Ana ha appena scoperto di essere in fin di vita; Jack è da poco uscito di prigione e ha bisogno di soldi. I due decidono di partire verso Rockprings, dove la donna vuole incontrare un guaritore, e a loro si unisce Harold, diretto a una mostra d'arte a Marfa. Lungo il viaggio, l'assortito terzetto condividerà rimpianti e dolori, ma troverà anche il modo di farsi vicendevolmente coraggio. Lungometraggio d'esordio sostanzialmente autoprodotto e scritto da Minervini con la moglie Denise Ping Lee, mostra in nuce l'orientamento stilistico che caratterizzerà i lavori a venire, nel desiderio di abbattere i confini tra finzione e documentario. Fin dalla prima scena, in cui ad Ana viene diagnosticato un tumore terminale, il regista guarda alla lezione dei fratelli Dardenne per raccontare con affetto un universo di emarginati in cerca di riscatto. A caccia di una libertà formale, lo sguardo è già maturo, ed emerge con forza la capacità di rivelare l'umanità profonda dei personaggi, tutti interpretati da attori non professionisti.

Texas. Ana has just found out she’s about to die. Jack has recently been released from jail, he needs money. They. decide to leave for Rocksprings, where Ana plans on meeting a healer. Harold is bound for an art exhibition in Marfa and joins them. During the journey, the mixed trio will share joys and sorrows, but will also manage to encourage each other. Minervini’s debut feature, basically self-produced, and written by the filmmaker along with his wife Denise Ping Lee, shows in essence the style perspective that will characterize his following works, undermining the boundaries between fiction and documentary. The first scene, in which Ana is diagnosed with terminal cancer, echoes the lesson of the Dardenne Brothers to depict a universe of outcasts in search of redemption with an affectionate approach. Seeking formal freedom, Minervini’s gaze is already a mature one, and his ability to expose the deep humanity of the characters – played by non-professional actors – emerges very clearly.