Usa, Italia, Belgio 2013
DCP, col, 98’
v.o. inglese sott. italiano
Regia e sceneggiatura/Written and directed by
Roberto Minervini
Fotografia/Cinematography
Diego Romero Suarez-Llanos
Montaggio/Editing
Marie-Hélène Dozo
Suono/Sound
Aaron Madrid
Cast
Sara Carlson, Colby Trichell, Tim Carlson, LeeAnne Carlson, Grace Carlson, Christin Carlson
Produzione/Production
Pulpa Film, Ondarossa, Poliana Productions
Contatto/Contact
denise@pulpafilm.com
In Texas, la sedicenne Sara, cresciuta in una famiglia di allevatori e con una madre fervente religiosa e dedita all'homeschooling, passa le giornate a sbrigare i doveri di casa in compagnia delle sorelle. Ma l'incontro con il coetaneo Colby, al seguito di un rodeo itinerante, la spingerà a mettere in discussione i precetti materni e ripensare il proprio futuro. Per Minervini è il film dell'affermazione critica internazionale, e anche quello con il quale si affina ulteriormente la sua personale pratica filmica: regia, fotografia e montaggio contribuiscono a dare una netta impronta cinematografica al reale; ma nonostante l'andamento narrativo abbia tratto molti in inganno, spingendo a parlare di “falso documentario”, non c'è traccia di sceneggiatura. Il soggetto del film emerge da un lungo periodo di sopralluoghi e frequentazioni con la famiglia Carlson, ed è stupefacente la capacità del regista di rendersi trasparente negli istanti di intimità: come nel finale in cui Sara confessa alla madre i propri dubbi, lasciandosi andare a un pianto liberatorio.
In Texas, sixteen-year-old Sarah, born into a family of farmers with a fervently religious mother devoted to home-schooling, spends her days doing chores along with her sisters. When she meets Colby, a boy of the same age, after a touring rodeo, she is prompted to question the mother’s principles and re-think her future. With this film, Minervini gained international acclaim, honing his personal filmmaking practice: film direction, cinematography, and editing all help give a cinematic imprint to the real. Moreover, many were induced to believe it was a ‘make-believe documentary’ – instead, there was no script at all. The film’s subject emerges by a series of researches and the acquaintance with the Carlson family, with the film director who managed to become transparent in the moments of intimacy, such as in the ending, when Sarah confesses her doubts to her mother and erupts in a cathartic cry.