Jean Rouch (Parigi, 31 maggio 1917 – Birni N’Konni, 18 febbraio 2004)
Il Comitato del film Etnografico è onorato di annunciare la (ri) nascita di Jean Rouch.
Il bambino pesa 170 film, 25.000 fotografie, diverse dozzine di articoli e libri…
Per una lunga vita fate come lui:
“Siate molto seri nei confronti della vostra mancanza di serietà”
Buon anniversario Monsieur Jean
Con queste parole il Comité du Film Ethnographique, ha salutato i cent’anni della nascita di Jean Rouch, il regista – etnologo francese che più di chiunque altro ha segnato l’antropologia visuale della seconda metà del Novecento. Il Comité fu fondato nel 1953 da Jean Rouch, Enrico Fulchignoni, Marcel Griaule, André Leroi-Gourhan, Henry Langlois e Claude Lévi-Strauss. Rouch ne fu per tanti anni il segretario generale e il principale animatore, contribuendo alla diffusione universale del cinema etnografico.
Tra le diverse iniziative di promozione e dibattito che Rouch sempre associò alla sua attività di cineasta, non si può non ricordare la creazione nel 1982 del Bilan du Film Etnographique, uno dei più importanti appuntamenti internazionali di cinema etnoantropologico, divenuto, dopo la morte del suo fondatore, Festival International Jean Rouch.
Anche la rassegna dell’ISRE, dal 2008 denominata SIEFF, trovò in Rouch un amico e un prestigioso sostenitore. Nata come il Bilan nel 1982, con la guida scientifica di Diego Carpitella e Virgilio Tosi, ne condivide il titolo di più antico festival europeo di cinema etnoantropologico.
Rouch partecipò alla rassegna del 1982 (Il Pastore e la sua immagine): i suoi interventi nelle tavole rotonde e nei dibattiti che accompagnarono le proiezioni contribuirono a evidenziare fin dalla prima edizione la connotazione internazionale della manifestazione. Egli ricordò che nel 1955 si tenne a Cagliari, nell’ambito di un congresso di antropologia organizzato dal professor Carlo Maxia, “il secondo convegno sul film etnografico mai realizzato al mondo”. La rassegna dell’ISRE poteva dunque essere considerata come la prosecuzione di quel lontano convegno fondativo.
Nel corso della tavola rotonda finale Rouch tracciò una sorta di bilancio della Rassegna esprimendo il suo punto di vista sulla gran parte dei film presentati; non nascondendo il suo scarso entusiasmo per le produzioni dell’IWF di Gottinga e, al contrario, manifestando il suo apprezzamento per diversi lavori, tra i quali quelli di Fiorenzo Serra e l’emozione procuratagli da Dialoghi trasversali di Giovanni Columbu. Ma, in particolare, Rouch espresse la sua ammirazione per Vittorio De Seta, ricordando di averlo conosciuto nel 1955 a Parigi durante la presentazione, in un cinema del Quartiere Latino, di quattro documentari sulla Sicilia tra un pubblico entusiasta che comprendeva le figure più rappresentative della Nouvelle Vague: Truffaut, Chabrol, Godard, Rohmer, Rivette. Rouch concludeva il suo elogio per De Seta affermando che Banditi a Orgosolo rimaneva il modello di film che tutti i cineasti antropologi avrebbero dovuto fare.
La partecipazione di Rouch alla prima rassegna dell’ISRE segnò l’avvio di una collaborazione mai interrotta tra il suo Bilan du Film Ethnograpique e il festival dell’ISRE; segnalazione e scambio di film; partecipazione alle giurie e ai comitati scientifici o di selezione dei rispettivi festival: oltre a Rouch, il grande amico Marc Piault, presidente del Comité dal 2005 al 2010, componente della giuria in tante edizioni del SIEFF, Françoise Foucault, braccio destro di Rouch nell’organizzazione del Bilan, Jean Paul Colleyn…
Jean Rouch ritornò a Nuoro nel 1996 quale ospite di una sessione speciale della rassegna Magia e Medicina. Appena arrivato da Parigi in compagnia del suo e nostro amico Bernard Lortat-Jacob, poco prima delle ventuno diede avvio nell’auditorium a una memorabile performance sulle modalità di realizzazione di alcuni suoi film sulla possessione, mano a mano trasformatasi in un discorso sul significato ultimo del suo fare cinema e sulla passione civile che ha connotato la sua lunga e irripetibile vicenda artistica e umana. Una serata indimenticabile che ha contribuito all’ulteriore crescita della reputazione internazionale del Festival.
Grazie ancora, Monsieur Jean, e Buon Anniversario anche da parte nostra.
Paolo Piquereddu
Ex Direttore generale dell’ISRE