Enzo torna a casa dopo una lunga assenza. Lungo il tragitto ripercorre i luoghi del suo passato, ricercandone i tratti ormai scomparsi: Genova, livida città di mare, è ormai in dismissione. Nella vecchia casa del centro storico l’aspetta Mary, la compagna di una vita. Nella loro piccola abitazione si sono attesi e amati per tanto tempo, a distanza, per mezzo di audiocassette inviate di nascosto tra le sbarre di un carcere. La bocca del lupo è tanto un’ode malinconica a un mondo perduto quanto un’affermazione di libertà artistica assoluta. In controtendenza rispetto al cinema contemporaneo, Pietro Marcello rifiuta il digitale e adotta la pellicola, lavorando con la testura in maniera archeologica: la materialità dell’immagine diviene strumento per dare una dimensione temporale al racconto. Il volto di Enzo, i vicoli del centro storico, le immagini d’archivio e le musiche dialogano attraverso un sapiente montaggio per costruire un universo intrappolato nel tempo, una Genova ideale, abbandonata e decadente.