Poligono Sperimentale di Salto di Quirra in Sardegna, luogo di guerra in tempo di pace dove, per oltre cinquant'anni, i governi hanno testato “armi nuove” e fatto brillare vecchi arsenali militari, compromettendo inesorabilmente il territorio e provocando danni permanenti in abitanti e animali delle zone limitrofe. Ancora una volta, dopo Il castello, i registi si affidano alla potenza delle immagini per rendere lo straniamento causato dall'incontro di meccanismi e strutture apparentemente agli antipodi, la tensione centrifuga ma convergente tra l'adattabilità dell'uomo e l'impermeabilità dello spazio, e viceversa. Un'opera ellittica che si tiene alla larga da qualunque tentazione didascalica o d’effetto per concentrarsi sul valore residuale dell'immagine filmata, grazie a un utilizzo rigoroso dei materiali d'archivio “scovati” all'interno della riserva militare: testimonianze straordinarie dei test svolti all'interno della base che stravolgono la consapevolezza di un territorio trasformato in location da fantapolitica.

“Ogni volta che iniziamo un nuovo progetto, cerchiamo di porci una sfida diversa. In questo caso si trattava di lasciar parlare esclusivamente le immagini. Il luogo e la situazione del Poligono avevano già dato adito a molti servizi, inchieste, reportage, spesso inutilmente rigonfi di parole. Noi invece volevamo raccontare quel posto dando valore alle immagini come strumento di profonda riflessione”.