Svelare l’invisibile

Il cinema di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti

Il viaggio attraverso le fratture e le aporie dell’Italia contemporanea che si compone attraverso i primi cinque film della coppia di documentaristi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti basterebbe a lasciare un’immagine diversa di questo particolare momento sociale. Contro un cinema che offre un ritratto a senso unico del nostro Paese, spesso a-problematico anche quando affronta situazioni d’emergenza (l’infanzia nel Sud, la malavita al Nord, l’immobilismo al centro) o che, peggio ancora, si rifugia in un macchiettismo di personaggi o in un lirismo di paesaggi offesi, i film della coppia nascono in primo luogo da una dialettica che si articola in momenti di sintesi, capaci di non ridurre in maniera semplicistica le istanze in atto.

Da quando nel 2007 hanno presentato al Festival di Locarno I promessi sposi, discesa dai toni ironici lungo la penisola attraverso gli uffici comunali, e nel 2009 Grandi speranze, ritratto in tre tappe dei giovani imprenditori italiani in Cina, il cinema di D’Anolfi e Parenti dimostra d’aver ereditato e rielaborato in maniera matura e consapevole l’insegnamento di maestri come Frederick Wiseman e Harun Farocki. Il loro sguardo costruisce una narrazione che si appoggia su dispositivi forti: all’inizio la scelta di porsi alle spalle dei funzionari comunali, cogliendo momenti indicatori di un radicale cambiamento della società attraverso l’incontro dei futuri sposi con l’istituzione; poi l’azzardo di “affrontare il nemico”, scegliendo di raccontare la storia di chi diventa imprenditore e rappresenta (o vuole rappresentare) il volto rampante, intrepido e al contempo rassicurante di un’Italia in crisi. Infine la svolta, già suggerita nell’episodio finale di Grandi speranze in cui le inquadrature si allargano e i tempi si dilatano lasciando respirare un ritmo diverso allo spettatore e, soprattutto, una maggiore fiducia nella potenza del cinema. Ma non è soltanto lo stile a cambiare: nei loro ultimi film si delineano una struttura sempre più definita e una passione nello svelare l’invisibile attraverso un mezzo che proprio dell’apparenza ci restituisce le sembianze.

La sfida de Il castello e di Materia oscura sta nel connettere un preciso “luogo rivelatore” con una dimensione ontologica più ampia: così l’aeroporto di Malpensa diventa la fortezza in cui si sperimentano i processi di sicurezza rimossi dalla società democratica, ma anche l’occasione per un viaggio attraverso le diverse stagioni della vita che si chiude su inaspettate forme d’opposizione al potere. Lo stesso accade per il territorio che circonda il poligono militare di Salto di Quirra, in Sardegna, in cui la sperimentazione nucleare è testimoniata da filmati d’archivio dal fascino oscuro: questa terra di nessuno – che sembra il set ideale di film di fantascienza post-atomici – si offre come campo di resistenza della natura e dell’uomo che sceglie di starle vicino.

Una donna che ha saputo riconvertire in casa i luoghi inospitali dell’aeroporto, una famiglia d’allevatori che lotta per la sopravvivenza di ogni singolo vitellino, sono elementi poco codificabili di un’Italia in cui coesistono tensioni e desideri diversi, forze contrapposte (seppur relegate ai margini) a un sistema che raramente si muove per il bene comune. E proprio con i più alti ideali (il fare insieme, la costruzione di una comunità, il lavoro che supera il tempo) si confronta l’ultimo film di D’Anolfi e Parenti: Spira Mirabilis, quadrilogia sull’eternità scandita dagli elementi naturali, presentata in concorso alla 73° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Un’ascesa verso le guglie di uno dei monumenti più celebri d’Italia in perenne restauro, il Duomo di Milano, la scoperta di uno strumento che gioca con vibrazioni profonde e di una microscopica medusa che ha il dono dell’immortalità, mentre la misteriosa lingua lakota sopravvive nel perpetuarsi del racconto di una genealogia che riguarda tutti.

Massimo D’Anolfi e Martina Parenti hanno realizzato insieme I promessi sposi (2007) e Grandi speranze (2009), entrambi presentati al Locarno Festival. Nel 2011 Il Castello, selezionato in numerosi festival internazionali, è stato premiato agli Hot Docs di Toronto con il Premio Speciale della Giuria e all’EIDF di Seoul, agli IDA Awards in Los Angeles e al Torino Film Festival. Materia oscura (2013) è stato presentato alla Berlinale, nella sezione Forum, mentre Spira Mirabilis ha avuto la sua prima in concorso alla 73° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (2016).