Nel filmare il musicista sardo Franco Melis, Aurélien Froment non si limita a testimoniare l’antico lignaggio dei suonatori di launeddas: ricerca una forma in grado di assecondare ritmicamente le esecuzioni. Il succedersi delle sequenze rivela progressivamente questo straordinario strumento: il Museo di Cagliari, con la sua antica statuetta nuragica, congiunge il musicista contemporaneo a un passato sedimentato nel paesaggio; l’architettura della chiesa in cui suona con le spalle all’altare, lo sfondo montuoso dell’ultima parte di film, nel quale l’uso della pellicola assume tutta la sua rilevanza. Nel trovare spazio per piccoli elementi visuali all’interno delle sue inquadrature, il regista trova un equivalente all’incessante tecnica di respirazione richiesta dallo strumento. Quando l’immagine si allarga, rivelando i sei musicisti che stanno al fianco del maestro, il ciclo di trasmissione mostrato al principio del film si completa, nell’intensificarsi polifonico di una musica che raggiunge nuove vette espressive.

Aurélien Froment (1976) ha studiato alle Accademie di Belle Arti di Rennes e Nantes, e alla Metropolitan University di Manchester. Ha preso parte a numerose residenze artistiche e ha ottenuto il Young Creation Prize Mulhouse 001.