Il cinema anti-etnografico di Cecilia Mangini

IGNOTI ALLA CITTÀ
Italia 1958 | HD | b/n | 11'

Ritratto di un gruppo di ragazzi di borgata romani, fuori e dentro le loro spoglie abitazioni: frugano in mezzo a montagne di spazzatura, dormono in dieci dentro una stanza, lavorano al mercato per qualche lira e, tra litigi e piccoli furti, trovano rari momenti di spensierato abbandono. Primo lavoro documentario della fotografa pugliese, che cerca nella forma filmata uno strumento di libertà, un grimaldello dialettico con cui decostruire l’immagine stereotipata dell’Italia della ricostruzione post-bellica, del boom consumistico degli anni ’60, della depressione economica del decennio successivo.

LA CANTA DELLE MARANE
Italia 1962 | HD | b/n | 10

A Roma un gruppo di ragazzini di periferia sguazza nell’acqua opaca di una “marrana” popolata di anguille, durante un pomeriggio di burle e schiamazzi interrotto dall’arrivo dei carabinieri. La Mangini torna ai ragazzi di borgata con un’opera ancora più libera e radicale: l’elogio dell’anarchia esistenziale del giovane sottoproletariato romano e della sua disperata vitalità è solo apparentemente spensierato, e nonostante lo sguardo amorevole e carico di comprensione emerge uno spaccato di miseria e solitudine.

STENDALÌ
Italia 1960 | HD | col | 11'

A Martano, nel Salento, un gruppo di donne vestite di nero piange un defunto, accompagnando il lamento funebre con un preciso rituale. Tra i primi i film della documentarista è quello più esplicitamente debitore nei confronti del fondante Morte e pianto rituale nel Mezzogiorno di Ernesto De Martino, anche se non venne accolto positivamente dagli ambienti del cinema etno-antropologico: scardinando l’oggettività dell’inquadratura fissa e rifuggendo da qualunque intento di mera documentazione, la Mangini guarda piuttosto alle avanguardie sovietiche nel taglio ricercato delle inquadrature e nel montaggio incalzante che asseconda l’intensità del rito in un vorticoso crescendo.

DIVINO AMORE
Italia 1964 | HD | col | 11'

“A 15 km da Roma sorge un Santuario, meta di pellegrinaggi, oggetto di devozione. Vi convengono i
fedeli che partono di notte in processione dalla capitale, e folle di contadini provenienti dai paesi dell’alto Lazio, della Ciociaria, degli Abruzzi”. Rifiutando la presa diretta, abolendo il commento off, Divino amore si propone come documentario anti-etnografico e anti-antropologico, delegando alla musica d’avanguardia di Egisto Macchi la contestualizzazione del culto dell’immagine della Madonna conservata al Santuario del Divino Amore: un culto nato in epoca moderna, inglobando liturgie arcaiche, ormai straniate e ridotte a puro feticcio.

RING SARDEGNA
(Estratto da "Domani vincerò")
ITALIA 1969 | HD | b/n | 27'

Un viaggio dentro la Barbagia tra i pecorai che si allenano correndo dietro le pecore anche per 20-30 chilometri al giorno per inseguire una passione mortificata dal disinteresse della comunità locale. Si entra poi nelle palestre improvvisate, in quella ricavata dentro la torre di Sulis, ex carcere e rifugio anti aereo, o di Oristano e Porto Torres, dove manca tutto, anche i soldi per comprare l’attrezzatura minima. Il pugilato come unica occasione di riscatto.

ESSERE DONNE
Italia 1964 | HD | b/n | 29'

La situazione della donna nell’Italia del boom economico: dietro il glamour della cartellonistica pubblicitaria si nasconde un mondo di lavoro sommerso e privazione, con l’industrializzazione che raggiunge un sud ancora diffusamente povero e arretrato. Nato su commissione del PCI, il primo documentario “femminista” del cinema italiano getta uno sguardo privo di commiserazione sul ruolo della donna in un’epoca di radicale trasformazione sociale ed economica. Da un pastificio pugliese alla catena di montaggio della Phillips a Milano, la condizione femminile viene inquadrata all’interno del più ampio e complesso sistema capitalistico, nel quale è schiava tanto quanto l’uomo.